GIUSEPPE FIGLINI

Direttore Responsabile

Ci risiamo. E’ la solita caccia alle streghe, periodica e puntuale. Il Governo ha bisogno di soldi e s’inventa, d’un tratto, lo spreco di denaro pubblico per esami ed analisi, dando ovviamente la colpa a noi medici. Una scelta tutta politica, ne siamo più che certi, dato che il problema – semmai esistesse nelle dimensioni e nelle forme  indicate dall’Esecutivo – fosse sorto soltanto ora.

Come pietra dello scandalo, vengono tirate in ballo tecniche quale la risonanza magnetica ma, se non  ne considerassimo oggi l’utilità, è davvero  fare diagnosi con i mezzi di 50 anni fa. Il progresso scientifico – ci perdoni il Primo Ministro – ha talvolta questi vantaggi. Paventiamo comunque – alla pari di quanto avvenne in passato per l’idoneità edilizia degli ambulatori – la sottile capacità delle Istituzioni di fare, d’ora in avanti, certosini conti in tasca a questo od a quel collega, giorno per giorno, stilando magari classifiche di prescrizioni: roba da dazebao, con tanto di cartelli affissi sui muri.

Una delle conseguenze potrebbe quindi essere quella di mettere alla berlina l’operato di bravi ed onesti colleghi che magari, per la loro tipologia di pazienti, si trovano più frequentemente di altri  ad evidenziare patologie di maggiore complessità. Si va, dunque, verso una tutela della salute calcolata matematicamente a tavolino. Per assurdo, ma fino ad un certo punto, a stabilire addirittura un premio per il risparmio eventualmente raggiunto.

Il tutto – cari colleghi – fino a che non ci scappi il morto. Come credete si comporterebbe la Magistratura, davanti al collega che si giustifica di non aver prescritto un esame perché aveva già sforato il budget? Ci potranno anche essere degli sprechi – parola brutta quando si parla di salute – ma non è con la caccia alle streghe che troveremo la soluzione. Guardiamoci intorno: altri Paesi europei hanno lo stesso problema?