
Giuseppe Figlini, Direttore Responsabile
Difficile è sradicare la zizzania, ieri come oggi e purtroppo anche in futuro. Fa parte della storia dell’umanità.
Chi ne paga le conseguenze sono – ogni volta – le spighe di grano che hanno l’unico torto di trovarsi nel terreno sbagliato. Lo è, al contempo, per la nostra categoria. Eppure, tutti noi medici nasciamo pronunciando quel giuramento di onestà e rispetto verso il malato, comunque la persona. I fatti di cronaca ed i percorsi penali che ne seguono dimostrano, invece, senza se e senza ma, il totale disprezzo per la vita e la dignità altrui, il cinismo e la crudeltà nell’agire.
Ci chiediamo allora preoccupati, pensando in particolare ai giovani colleghi ed a quelli che a migliaia stanno dando gli esami di ammissione alle Facoltà di Medicina, nella speranza di trovare, qui, un mondo basato sempre sui principi d’onestà ed altruismo: cosa li aspetta? Quando finirà tutto questo? E sorge spontanea una riflessione dettata dall’esperienza dei capelli bianchi: abbiamo sbagliato qualcosa nei nostri insegnamenti?
Non è certo facile dare una risposta, semmai si possa realmente trovare. Ciascuno può trarre conclusioni in base alla propria esperienza, ma se poi si andasse a fare il passo successivo, si porrebbe un altro interrogativo: trovato il nome della malattia, vuol dire trovata la cura? Ne dubitiamo. Certo è che simili episodi, non rari purtroppo, scuotono ogni volta le coscienze.
Come Ordine professionale, riteniamo si possa e si debba fare di più, a livello di peculiari controlli e di trasparenti confronti. Dobbiamo ricordare, a noi stessi, che la nostra interfaccia è la gente e quelli che da noi attendono un sostegno ed una partecipazione alle loro necessità. Tradirli, è come tradire noi stessi. La nostra preparazione ci pone, verso la loro domanda di salute, in una posizione di particolare superiorità. Per loro, siamo la vita. Siamo cioè possessori d’una ricchezza inestimabile che è il sapere. Tutto è importante al mondo, mai quanto la salute. Non veniamo meno, dunque, alla loro fiducia. Noi dobbiamo sempre – senza se e senza ma – soltanto rappresentare la medicina degli onesti ed a testa alta, ben alta.