
Giuseppe Figlini, Direttore Responsabile
Se il Governo voleva umiliarci, ha trovato il modo di farlo. D’ora in avanti ci sentiremo dire dal paziente, magari con malcelata aria di sufficienza: “Dottore, segni pure il tipo di farmaco che vuole, tanto poi ci penserà il farmacista a scegliere” ovvero siamo stati declassati come da un’agenzia di “rating” a medici di “serie B”, nello spazio d’un mattino.
Un blitz legislativo in piena regola per i tempi (agosto), quindi senza alcun preavviso e volontà di concertare ed al contempo per i modi (un decreto legge). Una fretta che alimenta più d’un sospetto. Perché?
Fra le tante vessazioni gratuite che la nostra categoria ha dovuto ingiustamente subire nella sua storia da parte della classe politica, questa è senz’altro la peggiore perché mina volutamente alla base il ruolo istituzionale della professione. Viene cioè a subordinare il nostro ruolo a quello di altre categorie d’operatori sanitari, proprio nel punto cardine del rapporto medico-paziente, la scelta del farmaco in funzione della tutela della salute del malato e quindi della sua sicurezza.
E non c’è peggior sordo di chi non voglia sentire. Inutile spiegare alla “stanza dei bottoni” i possibili effetti medico-legali davanti a reazioni d’un farmaco non prescritto dal medico di fiducia. Inutile parlare, poi, dell’importanza di cure personalizzate. Parole nel vento.
Ci chiediamo però, a cose fatte, quale ruolo abbia avuto in questo percorso il nostro Ministero della Salute. Forse è ipotizzabile che fosse distratto, altrimenti non sapremo dare altra giustificazione.
Una conclusione storica, quan-to mai amara. Alla luce di tutto questo scempio, ci sarà qual-cuno di noi che si rigirerà nella tomba, Ippocrate.
Qualcun altro, evidentemente, ha da tempo nascosto fra le carte della burocrazia la dignità di quel Giuramento.