
Giuseppe Figlini, Direttore Responsabile
Prendiamo atto del decreto governativo sulle liberalizzazioni delle professioni ma noi, Medici ed Odontoiatri, ci avevamo già pensato da tempo, anzi addirittura dal 1946 con la nascita della Costituzione.
La tutela della salute, infatti, veniva allora considerata come un prioritario diritto costituzionale garantito ai cittadini da parte dello Stato, quale appunto bene comune. Noi crediamo cioè che la professione debba essere tutelata sia da un punto di vista deontologico ma, al contempo, anche qualitativo per le prestazioni offerte. In sostanza, la salute è un valore a sé stante, indipendentemente da altri, pur importanti parametri, lavorativi e sociali.
Siamo un Ordine professionale, comunque, ben diverso da tutti gli altri. In primo luogo, come avviene in Europa, non abbiamo alcun limite alle iscrizioni, cosa che invece avviene per altri. E questo ci pone in una dimensione prospettica ben più avanzata, nel contesto del programma di liberalizzazione.
In secondo luogo, una volta superato l’Esame di Stato, siamo considerati operativi a tutto campo. Avvocati, notai, commercialisti hanno di fronte invece dei paletti come il tirocinio: una situazione che, di fatto, blocca e non per poco tempo l’ingresso nel mondo del lavoro per queste categorie.
Vogliano poi ricordare che non sussistono per noi problemi di alcun genere per quanto riguarda i tariffari, avendoli già aboliti con l’applicazione del “decreto Bersani”.
Ci troviamo quindi molto più avanti nel percorso di avvicinamento a diversi Paesi dell’Unione Europea. Forse perché, in un passato non sospetto, avevamo intuito la grande valenza di un simile progetto, non più dilazionabile nel tempo. Non ce ne vantiamo assolutamente. Ogni situazione, come ogni caso, fa a sé. L’importante oggi è poter tracciare un percorso definito e visibile per chi si trovi adesso ad affrontare quei paletti con i quali ci siamo confrontati in passato, nell’ottica di ottenere risultati più funzionali e pratici. L’esempio trascina.