G.U. Berti Giornalista
Anche l’Ordine di Pisa ha dato il proprio fattivo contributo alla organizzazione della seconda Conferenza nazionale della Professione Medica che la FNOMCEO ha promosso a Roma. Un appuntamento quanto mai importante per delineare il futuro degli iscritti.
Lo scopo è stato quello di garantire la qualità della professione. Il traguardo si raggiunge – ha detto il presidente Amedeo Bianco – con una formazione “long life” che sia adeguata ai fabbisogni dell’utenza, che rispecchi le esigenze dei professionisti ed insegni sempre più a “sapere, saper fare, saper essere e divenire”.

C’è una emergenza: quella formativa. Questa prospettiva, partecipativa e cooperativa, ci appare oggi come la più efficace ad affrontare un grosso problema, in cui già viviamo perché fra i 51 ed i 59 anni, si trovano 115 mila iscritti, esclusi gli odontoiatri (doppi iscritti).
In sostanza, in una coorte di nove anni è oggi compreso il 52% dei medici occupati in regime di dipendenza, convenzione nazionale ed universitari ovvero il 38% di tutta la popolazione medica con età compresa fra i 28 ed i 70 anni.
Più analiticamente, questa fascia d’età comprende il 48% dei medici occupati in regime di dipendenza dai servizi sanitari regionali ed università, il 63% dei medici di medicina generale, il 58% dei PLS, il 55% degli specialisti convenzionati interni e tale coorte è prossima a lambire gli estremi di quiescenza.
Come si può evincere dalle proiezioni e da simulazioni relative ad ipotesi di cessazione dalle attività professionali a varie età anagrafiche che vanno tuttavia considerate con prudenza rappresentando indicatori proxy di un fenomeno che nelle realtà si sviluppa non per singoli anni, ma per fasce di anni, le criticità si spostano nel tempo, si distribuiscono diversamente ma l’effetto cumulativo non cambia.

Riteniamo dell’opportunità di allineare il numero dei medici ai reali e concreti bisogni della sanità pubblica e privata, modulando gli ingressi nel sistema formativo universitario che deve garantire flessibilità nelle quantità e soprattutto evitare una riduzione degli standard di qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento.
Lo scopo dunque primario della formazione professionale così intesa è dunque quello di “costruire e sviluppare” nel tempo questi punti:
• Un professionista che abbia le necessarie basi scientifiche, capacità di diagnosi e di trattamento, buona pratica clinica e di lavoro interdisciplinare, il tutto unito ad un’obiettiva capacità di relazioni, di analisi critica dei problemi, di consapevolezza e responsabilità sui valori etici e civili (deontologici) propri dell’esercizio professionale.
• Un professionista responsabile in prima persona delle proprie azioni professionali verso i pazienti, in grado di modificare i propri comportamenti di lavoro e di adottare modelli basati sulla reale partecipazione di tutto il gruppo.
• Un professionista capace d’intervenire sia nella fase della pianificazione che del governo del proprio cambiamento e dei propri processi operativi, responsabilizzando sull’uso efficace ed appropriato delle risorse e sulla sicurezza delle cure.
• Un professionista che sappia governare un ambiente caratterizzato da elevata intensità di lavoro, altissimo livello di scolarizzazione e che abbia, nel suo bagaglio culturale, la conoscenza di tecniche di gestione assai complesse che non hanno eguali in altri settori, esercitando una leadership idonea a ricomporre, in un quadro unitario, autonomie professionali forti e potenzialmente conflittuali.
Un progetto dunque di qualità professionale richiede innanzitutto una maggiore connettività e flessibilità nelle relazioni e nelle “regole d’ingaggio” tra le due grandi “opportunità” a disposizione per la formazione di un medico di qualità e cioè la facoltà di Medicina e Chirurgia e le strutture ed i professionisti dei servi sanitari regionali al fine ultimo di consentire, nel rispetto delle rispettive responsabilità e competenze, una maggiore capacità d’integrazione dei contenuti e delle forme d’insegnamento ed apprendimento correlati al soddisfacimento di concreti bisogni formativi dei giovani.
Uno dei punti cruciali e sensibili anche per l’opinione pubblica è il meccanismo della selezione agli accessi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, che deve garantire l’individuazione equa, trasparente ed efficace delle migliori attitudini a questi studi ed all’esercizio di tale professione.

Gli esperti in tal senso sono in stato d’allerta: senza una riprogrammazione dei tassi d’ingresso e delle specializzazioni, potrebbe verificarsi una carenza di alcune figure – quali ad esempio i pediatri o gli anestesisti oppure un’inadeguatezza numerica di altre come geriatri, medici di famiglia – per far fronte alle esigenze di una popolazione sempre più anziana.
Sul piano pratico, ciò significa costruire un professionista che sappia governare l’evoluzione delle conoscenze tecnico – scientifiche, avvicinando, nel curriculum informativo, all’acquisizione di tali competenze quella di contenuti più strettamente umanistici ovvero l’attenzione alle relazioni con i pazienti ed alle organizzazioni sanitarie, sempre più caratterizzate da complessità gestionali, tecnologiche e di multi professionalità. Il tutto senza mai dimenticare come il fine ultimo sia quello di tutelare la centralità dei diritti del cittadino sano e malato.
Un progetto dunque di largo respiro, dove un ruolo fondamentale deve essere svolto dalle società scientifiche, che storicamente hanno coltivato la raccolta e la diffusione dei nuovi saperi scientifici e delle nuove competenze, realizzando al più presto un modello d’accreditamento istituzionale, al fine di garantire il loro riconoscimento in ruoli d’interlocutori stabili, affidabili ed autorevoli delle istituzioni sanitarie e dei decisori in sanità.
Lo stesso nuovo sistema di educazione continua in Medicina (ECM) può, in prospettiva, offrire al bisogno di formazione continua dei medici e di tutti i professionisti sanitari non un frammentato e disorganico universo di soggetti a vocazione formativa, non sempre trasparenti, efficaci ed indipendenti, ma solo “provider” in grado di garantire lo sviluppo e la continuità di un sistema formativo affidabile e calibrato sulle esigenze dei singoli professionisti e delle organizzazioni nelle quali operano.