Alice Sanpaolesi de Falena
Dottore Commercialista Revisore Contabile
Da anni parliamo degli strumenti induttivi che il Fisco utilizza per stanare gli evasori, grande importanza era stata attribuita al Redditometro nato nel 2007;
il meccanismo prevede (e prevedeva) la valorizzazione di alcuni elementi di capacità di spesa attribuibili al contribuente (macchine, seconde case, cavalli, acquisti immobiliari oltre il sostenimento di varie spese) elementi che avrebbero dovuto consentire “a tavolino” all’Amministrazione Finanziaria di quantificare il reale reddito del cittadino – evasore. In effetti nel 2017 la Corte dei Conti nella Relazione sul Rendiconto Generale dello Stato affermava che lo strumento in questione aveva apportato nell’anno 2016 un gettito in termini reali di circa 2 milioni di euro mentre le entrate previste per la lotta all’evasione erano state stimate in 19 miliardi di euro. Insomma il “Redditometro” non ha funzionato.
L’altro strumento utilizzato dall’Erario per verificare la lealtà dei contribuenti con partita iva si chiama “Studio di Settore” e anche questo basato su indici di spesa, nella fattispecie spesa riferita all’attività professionale o imprenditoriale, valorizzando anche in questo caso le singole e diverse voci di ogni settore produttivo. Ma anche con questo strumento il recupero del presunto maggior reddito occultato si è rivelato poco “performante” tanto che negli ultimi anni (come riporta “Il Sole 24 Ore”) ci sarebbe una percentuale cospicua di contribuenti pari al 28% che, anche se non congrui allo Studio decidono di non adeguarsi.
Ancora con l’intento di impedire al contribuente di omettere il versamento dell’IVA incassata e dovuta all’erario, è nato da qualche anno il cosìdetto “Split Payment”. Il meccanismo prevede che l’IVA dovuta alle aziende e ai professionisti dalle Pubbliche Amministrazioni venga da queste trattenuto e versato direttamente nella casse dello Stato. La manovra apparentemente neutra ha in effetti creato problemi di liquidità ai soggetti che operano esclusivamente con detti Enti Pubblici per l’impossibilità di detrarre l’IVA pagata da quella incassata e per i lunghi tempi di attesa per i rimborsi. Nel mese di gennaio 2018 le sigle delle Costruzioni hanno presentato una denuncia alla Commissione Europea per violazione delle norme comunitarie in tema di IVA.
L’ultimo adempimento all’appello che “sembra” verrà abolito è lo “Spesometro” che consiste nell’invio telematico all’Agenzia delle Entrate a scadenze ravvicinate delle fatture emesse e di quelle ricevute, una sorta di “incrocio” dei dati relativi alla fatturazione che dovrebbe consentire di scoprire chi ha emesso fatture false, chi le ha emesse ma non le ha registrate in contabilità. Anche in questo caso l’adempimento “gravoso” per aziende e professionisti che quasi in tempo reale devono provvedere all’invio risulterebbe una duplicazione dal momento che dal primo gennaio 2019 la fatturazione anche tra “privati” dovrà avvenire obbligatoriamente attraverso la fatturazione elettronica, fatturazione elettronica che per definizione passa attraverso i canali dell’Agenzia delle Entrate.
Concludendo: addio allora a Redditometro, Studi, Split Payment e Spesometro?
(Fonte “Il Sole 24 Ore”)