Giuseppe Figlini, Direttore Responsabile

Numero programmato, non aperto a tutti. Sì perché, nel secondo caso, non avremo quantomeno gli spazi idonei, perché le iscrizioni non sarebbero quantitativamente prevedibili.

Ben diverso è, invece, il primo. Il futuro della Facoltà di Medicina e Chirurgia deve andare , secondo noi, proprio verso questa scelta, oculata, seria e legata allo stato di necessità del Paese.

“Programmato”, infatti, esprime un concetto funzionale e modulabile. Basta guardare le cifre. Ogni anno, tremila dei nuovi laureati non trovano sistemazione. Un dato di fatto che si concretizza ormai da cinque anni, facendo lievitare il numero a ben quindicimila unità. Un andamento che si ripresenterà, purtroppo, anche nel prossimo futuro, se non si intervenisse adeguatamente. La spesa complessiva a carico dello Stato, per ogni studente, è di circa 150 mila euro. Molti di questi giovani, in alternativa ad occasionalità professionali non dignitose, con una laurea in tasca e tanti sogni da realizzare, scelgono d’andare all’estero. Senz’altro una beffa per l’Italia ed un’umiliazione dopo sei anni di studi.

Ed il prioritario scopo del numero programmato è, quindi, trovare posto sia nelle Scuole di specializzazione che nel Servizio Sanitario Nazionale a questi “tremila”. Da qui il concetto di funzionalità e modularità: esistono settori in carenza di medici come pediatria, chirurgia, anestesiologia. Ricopriamo, dunque, tali posti.

In molte nazioni della Comunità Europea, si è trovato un meccanismo d’inserimento come assistenti (retribuiti alla pari degli specializzandi) in vari settori specialistici ospedalieri, così da non disperdere una presenza concreta e motivata. Paliamone dunque con il Ministro competente attraverso una discussione franca e cordiale, consapevoli che il futuro della nostra salute dipenderà da come lo Stato sarà capace di rispettare l’impegno delle famiglie nel sostenere gli studi dei propri figli e le loro meritate speranze.